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Nel mondo c'è tanta gente che "dice" di saper fare cose straordinarie, ma sono in pochi quelli che le sanno fare realmente...

Trent'anni fa a Chernobyl

apr 242016

Eh già, sono passati trent'anni da quella triste notte che seminò il panico in due continenti e che cambiò il destino di molte decine di migliaia di persone. La centrale di Chernobyl era il fiore all'occhiello dell'industria civile nell'ex Unione Sovietica, si componeva di ben 4 reattori l'ultimo dei quali (il quarto) era stato messo in produzione appena due anni prima dell'incidente. Questo quarto reattore il 26 aprile del 1986 esplose in Ucraina con una potenza di 10 volte superiore a quella della bomba di Hiroshima. Un paio di difetti di progettazione, peraltro già noti ma tenuti segreti al personale della sala di controllo, nonché una scellerata sequenza di errori durante un'esercitazione per testare l'efficacia e la robustezza dei sistemi di rafferddamento del nocciolo, furono alla base di quel terribile incidente le cui conseguenze sono visibili ancora oggi. Per ricordare quell'evento di trent'anni fa riporto il link di un servizio che ricostruisce i fatti sulla base delle testimonianze di alcuni addetti ai lavori che erano presenti in quella centrale la notte dell'incidente.

Vorrei precisare che personalmente non sono poi così sfavorevole alle centrali nucleari a fissione, d'altra parte anche i materiali radioattivi si trovano in natura e sono pericolosi per l'ambiente allo stesso modo in cui lo può diventare il petrolio o il gas naturale (metano), dipende tutto dall'uomo e dall'utilizzo che ne vuol fare... Se gli interessi economici (anche delle singole persone) prevalgono rispetto alla volontà di garantire la sicurezza e l'incolumità degli altri e dell'ambiente qualsiasi cosa può diventare pericolosa. Voglio dire che un incidente in una ipotetica centrale elettrica del futuro a "fusione nucleare" (cioè che utilizzerà quella che ormai viene definita da tutti l'"energia pulita") potrebbe avere effetti simili o anche più devastanti rispetto a quelli che sono stati provocati da una vecchia centrale a "fissione nucleare" come quella di Chernobyl. Niente è gratis, più si tenta di sfruttare una fonte di energia a costi contenuti per lucrare e per arricchirsi in modo spropositato e più sono elevati i rischi che si corrono, e questo assioma vale per tutte le cose, anche per quelle apparentemente innocue.

22 aprile: Giornata della Terra

apr 222016

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La Giornata della Terra (Earth Day in inglese) è il nome con cui oggi, 22 aprile, si ricorda in 192 paesi la protezione ambientale del pianeta Terra. L’obiettivo della giornata è coinvolgere la popolazione mondiale su temi come l’inquinamento, la distruzione degli ecosistemi, l’esaurimento delle risorse non rinnovabili e la scomparsa progressiva di migliaia di specie di piante e animali.

La ricorrenza fu concepita nel 1969 dall’attivista per la pace John McConnell durante la conferenza dell’UNESCO a San Francisco. McConnell propose di istituire una giornata in cui si celebrasse la Terra, ma questa venne ufficializzata solo un anno più tardi su iniziativa del Senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson. Quando, infatti, tra il gennaio e il febbraio del 1969 a Santa Barbara, in California, si verificò uno dei più gravi disastri ambientali degli Stati Uniti, causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil, il senatore Nelson decise di occuparsi maggiormente delle questioni ambientali e, per portarle all’attenzione dell’opinione pubblica, propose appunto l’istituzione di una giornata dedicata a questi temi.

Certo, pare emblematico parlare di "giornata della terra" a meno di una settimana da un altro grave incidente avvenuto a Genova... e pensare che proprio in quel giorno molti milioni di italiani andavano inutilmente a votare per cercare di evitare questi vergognosi incidenti che potrebbero ripetersi in qualsiasi momento.

Brescia, un'altra terra dei fuochi

apr 202016

Brescia è una città meravigliosa, non è molto grande ma forse è proprio per questo che piace tanto ai turisti che viaggiano nel nord Italia. Ma per chi ci vive quella città è diventata un incubo, perché il livello di inquinamento da rifiuti tossici è veramente preoccupante. Non molti Italiani se lo ricordano ma in quella città c'è una ditta che si chiama Caffaro che per cinquant'anni ha prodotto un olio sintetico per uso industriale chiamato PCB (policlorobifenile) su licenza della società americana Monsanto che veniva comunemente impiegato nell'industra elettrotecnica perché aveva proprietà chimico-fisiche estremamente interessanti (alta rigidità dielettrica, ottimo conduttore termico), veniva utilizzato nei vecchi trasformatori dell'Enel, nei condensatori di rifasamento delle abitazioni e dei capannoni industriali, oltre che in moltissimi condensatori ad alto voltaggio presenti nei vecchi televisori e in altri elettrodomestici. Ebbene questa sostanza nei primi anni '80 è stata vietata perché ritenuta altamente tossica e cancerogena, la molecola è simile a quella della diossina ma è molto più pericolosa al punto che è stata definita "xenobiotica", ovvero "nemica della vita". Essa si lega molto bene al DNA dei grassi organici e spesso rimane inerte per molti anni, salvo poi ad attivarsi all'improvviso causando tumori di qualsiasi tipo e in qualsiasi parte del corpo.

Ebbene la Caffaro ha ignorato il divieto di produzione per molti anni durante i quali per imprudenza e per difetto di alcune cisterne ha sversato nel terreno e nelle falde acquifere migliaia di tonnellate di questa sostanza che si trovano ancora lì nel terreno. In passato si è tentato di bonificare questi terreni contaminati ma poi ci si è resi conto che sarebbe costato uno sproposito e quindi... si è lasciato perdere. Per chi volesse saperne di più ecco un bel servizio di Presa Diretta.

Ma purtroppo non finisce qui. A Brescia si trova anche un enorme inceneritore (oggi definito "termovalorizzatore" per non destare sospetti), pare che sia il più grande d'Europa, con una capacità di smaltimento di quasi 800 mila tonnellate di rifiuti all'anno. Dall'autostrada A4 in prossimità dell'uscita di Brescia ovest si vede benissimo svettare una torre gigantesca che contiene i "comignoli" di questo inceneritore. Quasi sempre su questi comignoli si vede uscire un denso fumo bianco, la società che gestisce questo inceneritore (A2A) dice che si tratta solo di vapore acqueo. Però in passato pare che si sia visto uscire chiaramente del denso fumo nero che non ha certo rasserenato gli abitanti di Brescia. Io lì ci sono stato per ragioni di lavoro, avevo una stanza in un albergo vicino a Castel Mella (Fornaci)... Non sempre, ma qualche volta la sera c'era un forte odore chimico nell'aria che mi prendeva alla gola quando uscivo a fare due passi e il dubbio che questo forte odore venisse da quell'impianto mi è venuto più di una volta. Poi d'inverno mi è capitato di vedere sui marciapiedi una sottile coltre bianca di neve, ma a quanto pare quella non era proprio... neve. Chi lavorava da quelle parti la chiamava "neve chimica", in pratica si trattava del vapore acqueo che usciva dai comignoli dell'inceneritore che si gelava e si depositava sul terreno sotto forma di neve, ma si vedeva chiaramente che non si trattava di "neve". Anche in questo caso per approfondire l'argomento vi segnalo un video molto eloquente girato da una TV locale:

Per vari motivi a Brescia non ci sono più stato da diversi anni ormai, ma oggi ripensando a tutto quello che ho visto in quella città devo ammettere di non essere poi così dispiaciuto... Ah dimenticavo: la zona industriale di Brescia è ancora piena di eternit. Dalla ferrovia si vede chiaramente che moltissimi capannoni industriali hanno ancora il tetto in eternit, alcuni addirittura sono fatti interamente in eternit...

Il petrolio come una droga

apr 182016

Il petrolio si sta esaurendo, così come il gas naturale (metano). Non sono io a dirlo, e nemmeno gli ambientalisti, lo dicono gli scienziati che hanno studiato a lungo questo fenomeno. Quindi prima o poi saremo costretti a trovare nuove forme di energia per coltivare il nostro benessere, avevamo l'occasione di iniziare a farlo anche noi italiani domenica scorsa ma questa occasione l'abbiamo sprecata miseramente con il nostro "non voto". Abbiamo regalato un futuro incerto ai nostri figli e soprattutto ai figli dei nostri figli. Ma quegli italiani che domenica hanno preferito andare al mare o a fare una gita fuori porta invece di esercitare un sacrosanto diritto costituzionale, evidentemente non sanno che non sono solo i nostri mari ad essere in pericolo per colpa delle estrazioni di combustibili fossili dal sottosuolo.

Il vero pericolo si chiama "shale gas", o anche "shale oil", ovvero il gas naturale e il petrolio estratto con la tecnica del "fraking" ovvero la frantumazione delle rocce del sottosuolo. Nessuno se ne è accorto ma questa tecnica è arrivata anche in Italia da molti anni, in particolare in Emilia Romagna dove già si sono visti gli effetti nel maggio del 2012 quando una serie di terremoti "imprevisti" hanno causato molti miliardi di euro di danni, 7 morti, una cinquantina di feriti e circa 5000 sfollati. Anche in questo caso non sono io a dire che questa serie di terremoti siano una concausa delle continue trivellazioni, sono molti scienziati che sostengono questa tesi. Nessuno ha mai detto che questi terremoti non si sarebbero mai verificati se non fossero state concesse licenze per le trivellazioni in Emilia, ma quasi certamente l'opera dell'uomo ha accelerato moltissimo questi eventi naturali.

Per chi non conosce la tecnica del "fraking" c'è un bel servizio che ne parla e che ho deciso di riportare in questo articolo. Vi suggerisco di dargli un'occhiata:

Negli Stati uniti questa tecnica viene utilizzata correntemente provocando enormi danni ambientali che un certo Josh Fox ha voluto denunciare nel 2010 attraverso un documentario che si chiamava "Gasland", beccandosi così una montagna di querele dalle società petrolifere americane. Peccato per loro che invece era tutto vero e quindi questo Fox ha ottenuto anche una nomination all'Oscar. Purtroppo questo documentario non è stato mai tradotto in italiano, ma su Internet ne esiste una copia con i sottotitoli nella nostra lingua che io Vi invito calorosamente a guardare, anche soltanto per avere una vaga idea del disastro che sta avvenendo oggi negli Stati Uniti.

Oggi il petrolio costa poco solo perché i Paesi Arabi hanno aumentato la produzione in modo considerevole per opporsi alla strategia di estrazione adottata negli Stati Uniti attraverso il "fraking", certamente non lo stanno facendo per farci un favore o per abbassare il prezzo dei carburanti... Ma questa situazione non durerà a lungo e la "frenesia" di voler cercare sempre più petrolio a qualsiasi costo aumenterà, anche nel nostro Paese... Non ce ne siamo mai accorti ma siamo diventati "dipendenti" dal petrolio, né più e né meno di chi vive la propria vita con la "dipendenza" da stupefacenti. D'altra parte però non dimentichiamoci che il petrolio rimane comunque una risorsa naturale molto preziosa e utile per tanti aspetti, siamo noi umani che ne abbiamo abusato e continuiamo a farlo. Preferire un SUV o una vettura di grossa cilindrata a una vettura più sobria ed economica è diventata ormai una prassi a cui nessuno sembra più rinunciare, magari solo per sembrare più "fichi" quando la mattina portano i bambini a scuola, ed è diventato quasi naturale per molte persone mettere dieci o venti litri di carburante in più ogni volta che vanno al distributore... e poi si lamentano quando l'aria in città diventa irrespirabile, si lamentano quando non trovano più la neve per andare a sciare, oppure quando inizia a piovere in maniera incessante per una settimana di seguito causando danni e allagamenti...

Il 17 aprile vai a votare, e vota "sì"!

apr 122016

Premesso che l'Italia è un Paese industrializzato che come tanti altri ha basato la propria economia sull'utilizzo di combustibili fossili (petrolio e derivati) e di conseguenza non potrà mai esserne indipendente nel breve periodo. Tuttavia è noto che le estrazioni mediante trivellazioni profonde del manto terrestre non sono mai state prive di rischi, soprattutto quando esse avvengono in mare aperto. Nonostante tutti i sitemi di sicurezza previsti per evitare qualsiasi tipo di incidente il 20 aprile del 2010 la gigantesca piattaforma semisommergibile Deepwater Horizon è esplosa improvvisamente mentre stava terminando una trivellazione nel Golfo del Messico a circa 80km dalla Lousiana causando uno dei più devastanti danni ambientali che l'opera dell'uomo abbia mai provocato. Due giorni dopo, infatti, la piattaforma si è rovesciata ed è affondata danneggiando le valvole di sicurezza sul fondale marino e il petrolio misto a gas naturale ha continuato a fuoriuscire in mare per 86 interminabili giorni fino a quando il 15 luglio dello stesso anno la BP ha trovato finalmente un modo di chiudere provvisoriamente la falla e che è stata poi sigillata definitivamente il 19 settembre 2010, un incubo durato quasi cinque mesi. Nel frattempo si è calcolato che sono state sversate in mare fra le 460 e le 800 mila tonnellate di petrolio, ovvero fra i 3 e i 5 milioni di barili.

L'entità del danno ambientale provocato dall'icidente della Deepwater Horizon è stato dieci volte più devastante di quello provocato dalla Exxon Valdez, la petroliera che il 24 marzo del 1989 per un errore di manovra si incagliò su una scogliera nel Golfo dell'Alaska e sversò in mare circa 41 milioni di litri di petrolio, inquinando 1900km di coste, uccidendo 250 mila uccelli marini, svariati milioni di pesci e specie marine e molte migliaia di animali acquatici. E che fine ha fatto tutto quel petrolio sversato in mare? Beh, una piccola parte, quella che galleggiava, è stata raccolta e recuperata, oppure bruciata direttamente in mare attraverso gli incendi controllati. La parte più consistente, invece, si è depositata sul fondo marino grazie ai milioni di litri di solventi e altri agenti disperdenti versati in mare proprio per far precipitare il greggio, in questo modo migliaia di uccelli si sono (forse) salvati a scapito di milioni di pesci e di specie marine che giacciono ancora sotto una fitta coltre nera in fondo al mare. Ora io mi domando: che male ci avrà mai fatto questo mare per meritare un trattamento così scellerato da parte dell'uomo?

Giulia di Orvieto stamattina mi ha fatto notare che avevo dimenticato di citare un'altro disastro ambientale avvenuto l'11 aprile 1991 nel golfo di Genova (davanti a Voltri) causato dalla petroliera Amoco Milford Haven che esplose improvvisamente durante un'operazione di manutenzione. La petroliera sversò in mare più di un centinaio di miglaia di tonnellate di greggio che furono arginate con numerosi incendi controllati e spargendo solventi. Il giorno dopo si è tentato di trainare la nave cisterna verso la terraferma, però la prua si spezzò affondando a 490m di profondità. Il resto della nave affondò poi al largo di Arenzano a soli 75m di profondità.

Domenica 17 aprile possiamo cominciare a cambiare questa situazione andando a votare e votando con un "sì" al referendum sulle trivelle. In questo modo 21 impianti di trivellazione posizionate nei nostri mari a meno di 12 miglia nautiche dalla costa (circa 22km) non riceveranno più la concessione governativa per continuare ad estrarre petrolio e/o gas naturali. Scegliere di dare un limite temporale di esercizio alle piattaforme più prossime alla costa non significa rinunciare all'utilizzo del petrolio, in fondo si tratta di rinunciare nel medio periodo a soli 21 impianti, quelli che in caso di incidente causerebbero senza alcun dubbio dei danni incalcolabili all'ambiente e ai nostri mari. Significa invece manifestare la volontà di scegliere per il futuro un tipo di energia diversa, un'energia che non inquina, un'energia che non uccide e che non ucciderà mai la flora e la fauna marina... Se fossi io a decidere toglierei la concessione a TUTTE le piattaforme presenti attorno alle nostre coste, anche quelle posizionate OLTRE le dodici miglia marine, lo farei senza indugiare neanche un istante!... costituiscono un rischio enorme che noi italiani non possiamo più permetterci.

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Mi rivolgo a quelli che hanno paura di perdere il proprio posto di lavoro votando un "sì" al referendum: non cedete al ricatto delle multinazionali che si sono riempite le tasche coi soldi che hanno ricavato dal nostro petrolio, pensate invece a quante centinaia di migliaia di opportunità di lavoro potrebbero nascere in un prossimo futuro per sviluppare nuovi impianti ad energie rinnovabili! Care signore, cari signori: siamo in Italia, mica in Scandinavia... A noi italiani il sole, il vento e il mare non ci mancano davvero, e non ci mancheranno mai! Oggi ci sono tutti i migliori presupposti per sfruttare queste risorse naturali, hanno già cominciato a farlo anche quelli che tutte queste risorse non ce l'hanno... E noi allora?.. cosa stiamo aspettando?..

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